Una predica del 2°secolo sulla Pasqua.

La più antica omelia sulla Pasqua cristiana.

Delle opere di Melitone di Sardi non conoscevamo quasi nulla tranne qualche frammento e quel poco che c’è giunto dall’antichità nelle Catene (raccolta di citazioni patristiche risalenti al VI sec.) e i titoli delle sue opere riportate da Eusebio di Cesarea nella sua Storia Ecclesiastica e da Anastasio Sinaita nella sua Guida¹. Gerolamo ne parla anche, ma dipende da Eusebio.

Sappiamo che era nativo dell’Asia minore e fu vescovo della città lidia di Sardi. Visse nel secondo secolo e vi morì verso la fine (190). Sappiamo che fu un apologista e uno scrittore prolifico onorato come un «grande luminare» del suo tempo. Così ci dice Eusebio, riportando le parole di Policrate (St. Eccl. V,24,2). Tertulliano ci riferisce che a motivo del suo carisma era da tanti ritenuto un profeta (vd. Gerolamo, De viris illustribus, s.v).

Nel 1940² lo studioso americano Campbell Bonner ha pubblicato un papiro del IV secolo che contiene una predica pasquale di Melitone. La più antica a noi nota³. Se ne conosceva il titolo ed esistevano alcuni frammenti non identificati, ma fino ad allora niente di completo.

Melitone riprende gli eventi e le figure pasquali dell’AT e vi legge il senso più profondo: il sacrificio del “vero agnello” Gesù.  Il testo è costellato da centinaia di citazione e rimandi all’AT e al NT. Ciò che colpisce a chi lo leggerà anche solo una volta, è lo stile retoricamente studiato.

Gli elementi che possiamo estrapolare sono preziosissimi per la storia della teologia e dell’omiletica dei primi cristiani.

Il lirismo è chiaramente esultativo e trionfante, adatto a chi sta predicando la morte e la risurrezione del Signore, e quindi la sconfitta della morte e il perdono dei peccati.

Il testo che riportiamo sotto è una sintesi del testo completo ben più lungo. Basterà, però a trasportarci in una chiesa dell’Asia minore del secondo secolo e udire il predicatore predicare. Non ci vorrà tanto ad emozionarci alle parole pronunciate da quel pulpito e annuire con un sentito AMEN.

BUONA LETTURA E BUONA PASQUA DI RISURREZIONE!

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Omelia sulla Pasqua di Melitone di Sardi*

 

“…Egli venne dal cielo sulla terra in favore di colui che soffriva;
rivestì questo stesso nel seno della Vergine e apparve come uomo;

prese su di sé le sofferenze di colui che soffriva mediante il suo corpo capace di soffrire,                              

ma mediante il suo Spirito, non soggetto alla morte, uccise la morte che uccideva l’uomo.

Egli, infatti, condotto come agnello
e immolato come pecora,
ci ha riscattati dal vassallaggio del mondo
come dalla terra d’Egitto;
ci ha sciolti dalla schiavitù del demonio
come dalla mano del Faraone;
ha contrassegnate le nostre anime
con il sigillo del proprio Spirito a
e le membra del nostro corpo
con il sigillo del proprio sangue.
Egli è colui che ha ricoperto di vergogna la morte,
che ha gettato nel lutto il diavolo, come Mosè il Faraone.
Egli è colui che ha colpito l’iniquità
che ha privato 1’ingiustizia di discendenza, come Mosè iI Faraone.
Egli è colui che ci ha fatti passare
dalla schiavitù alla libertà,
dalle tenebre alla luce,
dalla morte alla vita,
dalla tirannide al regno eterno,
facendo di noi un sacerdozio nuovo un popolo eletto in eterno,

Egli è la Pasqua della nostra salvezza.
Egli è colui che molto ebbe a sopportare nella persona di molti.
Egli è colui che fu
ucciso nella persona di Abele,
legato in Isacco,
venduto in Giuseppe,
esposto in Mosè,
immolato nell’agnello,
perseguitato in David,
vilipeso nei profeti.

Questi è colui che si incarnò nella Vergine, che fu appeso al legno,
che fu sepolto nella terra,
che risorse dai morti,
che fu assunto nelle altezze dei cieli.
Questi è l’agnello senza voce.
Questi è l’agnello trucidato.

Questi è colui che fu partorito da Maria, la buona agnella.
Questi è colui che dal gregge fu prelevato,
e al macello trascinato,
e di sera fu immolato
e di notte seppellito;
colui che sul legno non fu spezzato,
che in terra non andò dissolto e,
che dai morti è risuscitato
e ha risollevato l’uomo dal profondo della tomba…”

EPILOGO

“Il Signore, avendo rivestito l’uomo,
avendo patito per colui che pativa
ed essendo stato legato per colui che era incatenato
e giudicato per colui che era condannato
e sepolto per colui che giaceva nella tomba,
risorse dai morti e fece udire la sua voce gridando:
Chi vuole stare in giudizio contro di me?
Che si faccia avanti!
Sono io che ho liberato il condannato;
sono io che ho reso la vita al morto;
sono io che faccio’ risuscitare chi era sepolto.

Chi è il mio contraddittore?
Sono io – dice – il Cristo.
Sono io che ho distrutto la morte,
che ho trionfato del nemico,
che ho calpestato l’Ade,
che ho legato il forte,
che ho rapito l’uomo verso le sommità dei cieli,
Sono io – dice – il Cristo.

Orsù, dunque, venite, voi tutte stirpi umane,
voi immerse nei peccati.
Ricevete la remissione dei peccati.
Sono io, infatti, la vostra remissione
sono io la Pasqua della salvezza;
io l’Agnello immolato per voi;
il vostro riscatto;
la vostra vita;
io la vostra luce;
io la vostra salvezza;
la vostra risurrezione;
io il vostro Re.
Io vi conduco alle sommità dei cieli.
Io vi mostrerò 1’eterno Padre.
Io vi risusciterò con la mia destra.

Questi è colui che ha fatto il cielo e la terra,
che all’inizio plasmò l’uomo,
che nella Legge e nei Profeti fu annunciato,
nella Vergine incarnato,
sopra un legno fu inchiodato,
nella terra seppellito,
e dai morti risuscitato,
ascese nell’alto dei cieli,
siede alla destra del Padre,
e ha il potere di giudicare e salvare tutte le cose;
lui, mediante il quale il Padre sempre ha operato dall’ origine
e per tutti i secoli.

Egli è l’Alfa e l’ Omega.
Egli è il principio e la fine!
principio inenarrabile e fine incomprensibile.
Egli è il Cristo.
Egli è il Re.
Egli è Gesù:
lo stratega,
il Signore,
colui che è risuscitato dai morti,
colui che è assiso alla destra del Padre.
Egli porta il Padre ed è portato dal Padre;
a lui la gloria e la potenza nei secoli. Amen.

Pace a colui che ha scritto e a chi legge e a coloro che amano il Signore in semplicità di cuore”.

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NOTE

¹Qualche studioso (T.Orlandi) attribuisce a Melitone anche un’altra opera: Sull’anima e sul corpo.

² Simonetti/Prinzivalli nel loro manuale (2011) scrivono 1936.

³ C’è anche un’altra omelia che potrebbe essere dello stesso periodo, in sanctum Pascha, ma gli studiosi non sono d’accordo né sull’autore, né sulla datazione.

*La traduzione è di Raniero Cantalamessa, I più antichi testi pasquali della chiesa, edizioni liturgiche Roma, 1972. Vi si troverà anche il testo completo.

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