L’effetto Dunning-Kruger e il cristiano, e cioè: non ti sminuire o non ti gasare!

L’ILLUSIONE DELLA COMPETENZA

 

“L’ignoranza genera fiducia più spesso della conoscenza”
(Charles Darwin)

 

Darwin sbagliò su tantissime cose ma non su questo!

Viviamo in un mondo strano, in cui la conoscenza fa paura e in cui molte persone credono che ogni forma di sapere non sia altro che l’effetto di un qualche complotto mondiale/intergalattico, che ci vorrebbe ridurre tutti in schiavitù e trasformarci in cibo per alieni…o semplicemente in cui molte persone sono troppo orgogliose per ammettere di non conoscere e di non aver voglia di farlo.

Senza entrare troppo nel merito della paura della conoscenza, è facile vedere come noi italiani ci consideriamo tutti allenatori, tutti politici, tutti economisti (o tutti teologi), senza avere le necessarie competenze e conoscenze. Anzi: meno sappiamo , più ci sentiamo esperti in un certo campo! Per averne conferma, basta chiedere a qualcuno se abbia mai letto il libretto delle istruzioni allegato a una cosa qualsiasi e aspettare la risposta (“Non mi serve! Mica sono scemo…”) oppure farsi un giro all’IKEA e sentire le parolacce che volano al banco dei reclami: “Questo mobile è rotto! Non si riesce a montare” e il personale addetto: “Ma ha guardato le istruzioni?” risposta: “IO? A cosa mi servono le istruzioni? So perfettamente come si monta…è il mobile che è rotto!”

Ecco: questa ”illusione della competenza” è oggi chiamata “Effetto Dunning-Kruger”, e descrive quel pregiudizio cognitivo che porta l’individuo a un’autocritica molto generosa. Con effetto Dunning-Kruger si indica una distorsione cognitiva che potrebbe sintetizzarsi nel seguente modo: le persone stupide si considerano più intelligenti di quanto siano in realtà, mentre gli intelligenti si credono più stupidi; sarebbe più giusto dire: le persone ignoranti sono sicure di sapere molto e chi sa molto si sente ignorante.

Questo curioso effetto venne scoperto da David Dunning e Justin Kruger, due ricercatori americani della Cornell University. Dunning si chiedeva se fosse possibile misurare il livello di competenza che ciascuno crede di avere confrontandolo con la competenza reale. Organizzò quindi un progetto di ricerca con un suo laureando, Justin Kruger. Il loro studio Unskilled and Unaware of It: How Difficulties of Recognizing One’s Own Incompetence Lead to Inflated Self-assessments (trad. Inesperto e ignaro di esserlo: come la difficoltà a riconoscere la propria incompetenza porta a un giudizio esagerato su di sé) venne pubblicato nel 1999 e da allora è un piccolo classico degli studi sull’ignoranza di sé.

L’Abstract dello studio dice:

In molti settori sociali e intellettuali le persone tendono a considerare le loro capacità con troppo favore. Gli autori suggeriscono che questa sovrastima si verifica in parte perché le persone non qualificate in questi materie sono soggette ad un doppio onere: non solo queste persone raggiungono delle conclusioni erronee e compiono scelte sfortunate, ma la loro incompetenza le spoglia della capacità metacognitiva di essere consapevoli dei loro stessi errori. In 4 studi, gli autori hanno scoperto che i partecipanti […] hanno grossolanamente sovrastimato le loro prestazioni e capacità nei test. Diverse analisi collegavano questa miscalibrazione a deficit di abilità metacognitive, o all’incapacità di distinguere il giusto dall’errore. Paradossalmente, migliorare le abilità dei partecipanti e aumentare così la loro competenza metacognitiva, li ha aiutati a riconoscere i limiti delle loro capacità.

In parole povere, per ogni competenza, esistono persone molto esperte, esperte così così, poco esperte e pochissimo esperte. L’effetto Dunning Kruger consiste in questo: Le persone pochissimo esperte hanno una scarsa consapevolezza della loro incompetenza: fanno errori su errori ma tendono a credere di cavarsela e persino di essere più bravi di quelli che sono molto esperti (i quali a loro volta si sentono degli ignoranti…ma questo è un altro discorso).

Lascio alla buona volontà del singolo il piacere di colmare la propria ignoranza (appunto…) a riguardo degli studi di Dunning e Kruger. Mi si permettano solo alcune osservazioni.

La maggior parte delle volte, chi è ignorante ignora di esserlo! Sembra un paradosso, ma è la realtà in cui viviamo ogni giorno e siamo tutti passibili di atteggiamenti simili, chi più chi meno, perché tendiamo per orgoglio a nascondere la nostra ignoranza, dimenticando che nessuno può sapere tutto di ogni cosa. Perché questo atteggiamento è così diffuso? Dunning risponde in maniera spiritosa:

«Se mi chiedete quale sia la singola caratteristica che renda una persona soggetta a questo auto-inganno, io direi che è respirare».

Più seriamente, gli psicologi ritengono che una mente che ignora non è affatto vuota, ma ricca di pezzi e frammenti di informazione, esperienze di altri che sentiamo nostre, discorsi sentiti al bar o letti anni e anni prima. Questi fatti, idee, informazioni e intuizioni sono a loro volta passati al vaglio da un cervello che […] è diventato un “cercatore di pattern”, come dice Dunning: uno strumento che cerca di dare senso a tutto ciò che vede, sente o pensa, e in particolare al proprio io. E quando il senso non c’è, lo impone, a costo di inserire informazioni scorrette ma in apparenza giuste, a completare il quadro che ci siamo fatti di noi e del mondo. Il cervello è un infaticabile creatore di storie, e costruisce continuamente racconti più o meno plausibili su quel che siamo e sappiamo, riempiendo i buchi con nozioni raccogliticce. La ricetta perfetta per farci precipitare in situazioni pericolose o sfortunate.
Finché la nostra specie viveva in tribù di poche decine di persone, parenti e amici potevano esserci accanto per correggerci, sostenerci o prenderci in giro. Ma in una società democratica sempre più complessa e correlata, che sposta risorse e uomini in risposta a credenze popolari senza riscontro, il potere e l’aggressività di coloro che credono di avere sempre ragione potrebbero essere pericolosi.”

Ecco il punto della questione!

Il problema diventa rilevante e fastidioso (o anche pericoloso) quando le persone incompetenti, invece di essere confuse, perplesse o impensierite dalle proprie abitudini sbagliate, insistono nel sostenere di avere ragione e sono anche troppo sicure di sé. “Quelli che non sanno o non sanno fare sono i più decisi nelle opinioni, i più certi delle loro conoscenze, i più ostinati nel mantenere e sostenere la loro posizione. E più si fa loro notare come quello che affermano sia del tutto illogico, più sostengono a piè fermo quanto hanno detto, fino a diventare aggressivi nel difendere le proprie posizioni”

E i cristiani?

Noi cristiani pensiamo di essere esenti da questa “illusione della competenza”?

Ebbene, se rispondessimo affermativamente a questa domanda, dimostreremmo esattamente il contrario! Non facciamoci illusioni: non siamo affatto dispensati dagli errori delle persone non credenti. Siamo uomini e donne nuovi, rinnovati ogni giorno a immagine del nostro Signore Gesù Cristo, ma siamo comunque imperfetti e soggetti agli errori e alle passioni del genere umano a cui apparteniamo. La semplicità d’animo è apprezzata da Dio, ma l’ignoranza NON è una virtù e crogiolarsi in essa non onora il Signore anzi, è un insulto al Suo nome. Nascondersi dietro il versetto “la conoscenza gonfia ma l’amore edifica” dimostra solo pigrizia (anche perché vorrebbe dire usarlo senza interpretarlo bene, altra dimostrazione di pigrizia!) e mancanza di umiltà ed è sintomo del essere caduti in pieno nella Sindrome di Dunning-Kruger, in salsa cristiana!

Pensiamo alle nostre reazioni quando qualcuno ci mostra che potremmo essere in errore o che dovremmo migliorare la nostra conoscenza e le nostre competenze. Pensiamo al tono delle nostre risposte nelle discussioni “teologiche” che affrontiamo sui social network. Riflettiamo su cosa succede in noi quando un altro credente mette in discussione le nostre coccolatissime posizioni o quando qualcuno ci mostra che siamo ignoranti e vittime della nostra stessa “credulonaggine”…pensiamo a tutte queste cose e paragoniamole all’idea citata qualche riga più in alto: “Quelli che non sanno o non sanno fare sono i più decisi nelle opinioni, i più certi delle loro conoscenze, i più ostinati nel mantenere e sostenere la loro posizione. E più si fa loro notare come quello che affermano sia del tutto illogico, più sostengono a piè fermo quanto hanno detto, fino a diventare aggressivi nel difendere le proprie posizioni”

Non so a voi, ma a me questa descrizione fa tanto venire in mente i farisei che se la presero con Gesù…

 

⇒ Articolo di Paolo Tabacchetti per il blog del Cristiano informato